Sardi era una città di antichi splendori e memorie, al tempo di Giovanni decaduta. Fu capitale della Lidia, arricchita da leggendarie miniere d’oro, nobilitata dalla presenza della reggia di Creso. A Sardi fu inventato il conio e gettate le basi del commercio moderno. Poi la conquista da parte di Pergamo, il dominio romano, l’esaurimento delle miniere e infine un terremoto che la rase quasi al suolo, resero questa perla poco più che un borgo di provincia che sopravviveva grazie al commercio della lana. Continua a leggere
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Lettera a una Chiesa combattente /2
Se gli intellettuali Nicolaiti sono il male di Pergamo la conversione in questo caso consisterà nel tracciare una demarcazione netta, nell’evitare ogni possibile ambiguità e dire una volta per tutte cosa è Chiesa e cosa non lo è. Come vedremo nella lettera alla Chiesa di Tiatira, c’è differenza tra divisione e selezione e a volte una selezione, anche dolorosa, è necessaria proprio per evitare divisioni molto più dannose. Continua a leggere
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Lettera a una Chiesa combattente /1
Pergamo ha combattuto, Pergamo ha vinto. Nonostante che sia stata la prima Chiesa dell’Asia a subire la persecuzione, fino a dover versare il sangue, nella persona del suo vescovo, Antipa, non ha rinnegato la fede, anzi. Eppure a Pergamo c’è il “trono di Satana”, ovvero il grande augusteon, il tempio dove l’imperatore viene adorato come signore e dio. E’ Pergamo la città dove per la prima volta Domiziano ha preteso questa adorazione. Eppure proprio a Pergamo la Chiesa è forte, forse perché abita lì dove satana ha il suo trono e le si chiede quindi, più che alle altre, integrità e fermezza. Continua a leggere
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Lettera ad una Chiesa sofferente /2
Non c’è dubbio che il filosofo che ha esercitato una maggiore influenza sulla nostra società e anche sulla nostra visione del Cristianesimo e della Chiesa sia I. Kant. Anche se pochissimi hanno letto la sua “Critica della ragion pratica” i suoi principi sono di fatto alla base del modo comune di sentire e di ragionare e della, chiamiamola così, “morale comune”. Questo, nonostante le apparenze, c’entra molto con questa lettera alla Chiesa di Smirne. Continua a leggere
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Lettera a una Chiesa sofferente /1
Ci sono solo lodi per la Chiesa di Smirne, piccola e perseguitata, eppure queste lodi tradiscono una preoccupazione, come se il Signore lodandone la forza e il coraggio li mettesse allo stesso tempo in guardia contro la Paura. Se il problema di Efeso era la mancanza d’amore, per Smirne invece è il rischio di cedere all’intimidazione: Continua a leggere
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Lettera ad una Chiesa che non ama più (parte seconda)
Al giudizio così duro, che abbiamo visto ieri, seguono due verbi importantissimi: ricorda e convertiti (mnemoneue e metanoeson, letteralmente: fai memoria e cambia la tua mente).
Ricorda, perché per le sette Chiese la conversione non nascerà dall’incontro con Cristo, che è già avvenuto, quanto dal ravvivarlo. Qui la problematica non è tanto quella del kerygma, del primo annuncio, ma del ravvivarne la fiamma. Le sette Chiese hanno già ricevuto il vangelo, ma la loro fede vacilla, sembra essersi raffreddata, urge quindi una seconda evangelizzazione, al centro della quale deve essere appunto la memoria. Continua a leggere
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Lettera ad una Chiesa che non ama più (parte prima)
Proseguendo l’analisi delle lettere alle sette Chiese, inizata in questo articolo, vediamo oggi la prima di queste, la lettera a Efeso, la chiesa madre nella provincia d’Asia. Efeso era una città enorme, cosmopolita, sofisticata, ricchissima e la sua Chiesa è l’unica oltre Roma a poter vantare una doppia origine apostolica. Per questa ragione Efeso è la Chiesa che presiede (e di cui con ogni probabilità Giovanni è il vescovo, sebbene in esilio) e per questa ragione il Signore si presenta a lei con tutti i simboli della sua autorità. Continua a leggere
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Libertà vo cercando…
Uno dei maggiori problemi delle sette Chiese d’Asia a cui è indirizzata l’Apocalisse è la presenza di un gruppo di intellettuali progressisti che Giovanni chiama dei “Nicolaiti” che secondo alcuni sarebbero i discepoli del diacono Nicola, uno dei sette primi diaconi (il gruppo di Stefano per capirci). In realtà poco o nulla sappiamo di questo movimento a parte ciò che Giovanni stesso ce ne dice, e quindi farsene un’idea obbiettiva è piuttosto difficile, però Giovanni doveva considerarli un problema serio, visto che in tre delle sette “lettere” ritorna sull’argomento.
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C’è un vincitore!
Il libro dell’Apocalisse si apre con un lungo discorso del Risorto, che per inciso è il più lungo discorso di Gesù Risorto nel N.T., rivolto alle sette Chiese della provincia d’Asia. Sono sette “lettere” di straordinaria forza profetica e sono la parte più nota dell’opera di Giovanni, anche perché in apparenza la più accessibile. In realtà anche queste “lettere” per poter sviluppare tutto il loro potenziale hanno bisogno di un po’ di mediazione, ma le commenteremo un pezzettino alla volta. Oggi vorrei soffermarmi con voi su una figura che ritorna in tutte e sette, ovvero colui che è chiamato “il vincitore”. Continua a leggere
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